Saturnia pyri

Maschio (a sinistra) e femmina (a destra) esposti al Museo di Storia Naturale G. Doria, Genova.

Famiglia: Saturniidae
Sottofamiglia: Satyrinae
Tribù: Saturniini
Genere: Saturnia
Specie: Saturnia pyri (Denis & Schiffermüller, 1775)

Falena di enormi dimensioni per la fauna ligure, è comunemente nota come saturni del pero, poiché i suoi bruchi si nutrono soprattutto a spese delle piante di pero.

Identificazione
La colorazione di fondo è costituita da varie tonalità di bruno, con bande marginali chiare sia sulle ali anteriori che posteriori. Sull'ala anteriore, nell'area apicale, vi è una macchia nera, ben evidente e di forma allungata. L'ala anteriore è attraversata da una sottile banda a zig-zag che parte dal margine interno e giunge fino all'area apicale. Al centro di ciascuna ala si trova una caratteristica macchia ocellare finemente orlata di nero, con iride nero su fondo color nocciola. All'interno di ciascuna macchia è presente una sottile lunula bianca sempre rivolta in direzione del corpo dell'insetto. Il corpo presenta una peluria bruna con un caratteristico collare bianco dietro alla testa, che rappresenta la continuazione del disegno costale sulle ali anteriori.

Maschio fotografato in Val Trebbia.

Entrambi i sessi presentano sostanzialmente la stessa colorazione. Sono facilmente distinguibili per le antenne, fortemente pennate nel maschio e più sottili nella femmina. Inoltre, la femmina ha l'addome più panciuto rispetto a quello del maschio. La specie è il più grande Lepidottero europeo, con un'apertura alare che può raggiungere i 160 mm.

Ciclo vitale
Gli adulti sfarfallano generalmente a fine maggio e inizio giugno, ma questo dipende dal clima e dall'altitudine. Hanno abitudini notturne, e spesso vengono scambiati per dei pipistrelli. Le femmine secernono dei ferormoni che sono in grado di attirare i maschi anche a più di 3 km di distanza, e questo favorisce la ricerca del partner da parte di esemplari localizzati e lontani fra loro. L'accoppiamento può durare più di 20 ore, dopo di che, la femmina inizia a cercare i punti ideali su cui deporre le uova fecondate. Il maschio è in grado di accoppiarsi con più femmine nell'arco della sua vita. I bruchi si nutrono soprattutto a spese di alberi da frutta e, al termine del loro sviluppo possono raggiungere i 120 mm di lunghezza; in questa fase sono caratterizzati da una accesa colorazione verde o giallastra, con serie di escrescenze azzurre da cui si diramano filamenti neri. Prima della ninfosi, il bruco cercherà un riparo appropriato in cui costruire il bozzolo; tale riparo può essere il punto di collegamento con un ramo o una cavità del tronco. Il bozzolo potrà passare uno o due inverni prima che ne esca l'insetto adulto. Dopo lo sfarfallamento, la falena sarà spinta solamente dall'istinto di riproduzione, in quanto non è in grado di nutrirsi. Non essendo in grado di nutrirsi, consumerà tutte le riserve nutritive accumulate durante lo stadio larvale. La colorazione dalle tonalità brune, con vistosi occhi disegnati ha la funzione di confondere i predatori.

Bruco all'ultimo stadio, fotografato in Val Trebbia.

Piante nutrici
Specialmente alberi da frutto come il ciliegio (Prunus avium), mandorlo (Prunus dulcis), melo (Malus domestica) e pero (Pyrus communis). Nelle aree di bosco non disdegna frassino (Fraxinus excelsior), pioppo (Populus spp.) e salice (Salix spp.).

Habitat
Boschi e radure. Frequenta anche zone coltivate dove sussiste una buona presenza di pianta nutrice.

Distribuzione
Si trova in Europa centromeridionale e Nord-Africa. In Italia è presente praticamente ovunque. In Liguria è presente grossomodo sul tutto il territorio, anche se in maniera prevalentemente rara.

Conservazione
E' accertato da diverso tempo che il declino di questa grande specie è dovuto principalmente all'utilizzo di insetticidi sulle piante da frutta di cui si nutre. Un intervento utile per migliorare lo status delle popolazioni locali è senz'altro quello di non utilizzare insetticidi chimici in maniera intensiva. Inoltre, sarebbe utile creare delle piccole oasi con piante di pero selvatico in cui la specie possa trovare abbondanza di nutrimento per i bruchi. In tal senso sarebbe necessario un monitoraggio da parte di personale competente. L'allevamento con liberazione di esemplari in natura può favorire la perpetuazione della specie.

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