La valle di Saint-Barthélemy. |
Giorno 27 - Porliod e vallone di Saint-Barthélemy
Arrivati con la macchina al parcheggio dell'area pic-nic ci incamminiamo verso il villaggio di Porliod, prima tappa di un lungo percorso che ci porterà al bivacco Reboulaz, dove passeremo la notte. Sull'ampia strada sterrata noto già diversi Lepidotteri diurni, alcune erebie, piccoli licenidi e qualche Lasiommata maera. Nel prato vicino Porliod avvisto una grossa farfalla bianca dal volo deciso, a tratti planato; si tratta sicuramente di un Parnassius, bellissimo papilionide tipico delle zone di alta montagna. Superato il villaggio composto da una manciata di case, alcune distrutte, altre pericolanti, arrivo in un punto dove la strada è costeggiata da una spalletta ben esposta, ricca di piante erbacee e fiori. Ogni tanto passa qualche velocissima Colias alfacariensis. Da distante mi accorgo che verso la mia direzione sta giungendo una grosso Parnassius, proprio come quello visto qualche minuto prima. Giunto a portata di retino riesco a catturarlo, così da poterlo determinare con sicurezza. I disegni sulle ali non lasciano spazio a dubbi: si tratta di un bell'individuo di Parnassius apollo, rara e protetta farfalla italiana.
Parnassius apollo, bloccato tra l'indice e il pollice della mia mano. |
Nel liberarlo provo ad immortalarlo nell'istante in cui spicca il volo. Il risultato non è dei migliori, ma è comunque accettabile.
L'apollo spicca il volo! |
Più avanti, in una zona ricca di pini, colgo l'occasione di osservare da vicino uno dei tanti Cupido minimus posati per terra. Una farfalla arancione attira la mia attenzione; è una Polygonia c-album. Posata con le ali distese, risulta immediatamente riconoscibile.
In prossimità di un piccolo ruscello avvisto un bel Polyommatus dai colori brillanti. Con previdenza, decido di scattare una foto da distante, nel caso il licenide decida di non farsi avvicinare . Proprio come sospettavo, dopo neanche due passi il soggetto fugge veloce. Dalle sfumature di azzurro direi che si tratta di un maschio di Polyommatus damon.
Polyommatus damon? |
Proseguendo sulla strada sterrata, che pare non finire mai, arrivo in un punto dove il fango bagnato sta attirando diverse farfalle, fra cui un Thymelicus sylvestris e una Vanessa cardui.
Thymelicus sylvestris |
Vanessa cardui |
Lo sterrato continua, fra pascoli e macchie di bosco montan. Un altro Parnassius si avvicina con volo deciso. Dato che sono sicuro che non si poserà, provo a fotografarlo nell'istante in cui plana, seppur da distante.
Parnassius in fase planante. |
Poco più avanti avvisto una esemplare simile a quello visto poco fa. Questo però ha un volo pesante e rasente al suolo. Finalmente si posa dandomi la possibilità di fotografarlo a distanza ravvicinata! Si tratta di una femmina, riconoscibile per l'addome panciuto e poco peloso.
Parnassius apollo, femmina. |
Lungo la strada si vedono molte erebie. Alcune svolazzano fra l'erba e altre si posano in mezzo alla sterrata. Certi fiori sono molto graditi alle zigene. Una fra queste sembra la nostra Zygaena purpuralis. Superato un enorme masso indicato come "palestra di roccia" individuo due licenidi, proprio al centro della strada. Il più piccolo è sicuramente un Cupido, mentre il più grande sembrerebbe essere Aricia agestis.
Zygaena purpuralis? |
Giunto all'altezza del ponte che consente l'attraversamento del fiume, l'altitudine è vicina ai 2000 metri. Vicino al sentiero trovo un gruppetto di Plebejus intenti a nutrirsi su delle feci di qualche animale. Non tutti sanno che anche le belle e delicate farfalle non disdegnano tale maleodorante scarto. Sul grande prato diviso dal fiume ritrovo alcuni Parnassius svolazzanti. Superato il nuovo rifugio la strada diventa sentiero. Qui ritrovo la Vanessa cardui (Foto 16). Lungo tutto il sentiero avvisto qualche pieride errante, forse Pieris bryoniae.
Gruppetto di Licenidi su "cacca" valdostana. |
Visuale più ampia della scena. |
Giorno 28 - bivacco Luca Reboulaz e dintorni
Il bivacco L. Reboulaz sorge su un piccolo altopiano dove si trova un lago di origine morenica: il lago di Luseney. La giornata è splendida. I prati ad oltre 2500 metri di quota sono il paradiso per l'Erebia pandrose, specie che vedo in natura per la prima volta. Svariati esemplari di questa specie svolazzano nei dintorni del bivacco, e raramente si posano. Sono molto diffidenti e pare che non si lascino avvicinare con facilità. Alcuni, tuttavia, si posano sulle pietre per riscaldarsi al sole.
Erebia pandrose imboscata tra l'erba bassa. |
Dopo una bella passeggiata sull'altura antistante il bivacco mi rinfresco i piedi nell'acqua gelida del fiume. Una delle tante E. pandrose si avvicina con insolita sicurezza e si posa sul mio alluce che, a quanto pare, trova molto appetitoso. La farfalla è molto tranquilla e questo mi permette di scattare delle foto molto ravvicinate. Poco distante svolazza energica una Vanessa cardui. La Vanessa non manca mai, e sarebbe strano il contrario!
Erebia pandrose |
Erebia pandrose dall'aspetto vissuto. |
Più tardi, un'altra vanessa fa la sua comparsa: la Aglais urticae. Dopo pranzo, approfittando della splendida giornata, decido di fare un bel giretto lungo le rive del lago morenico. Durante tutto il giro avvisto svariate erebie e alcuni Cupido. Al mio ritorno ritrovo la Aglais urticae. Sembra che abbia scelto il pavimento a lastre come suo territorio. Sul fondo del trogolo di legno, a circa 30 cm di profondità, vedo un grosso geometride "posato" a testa in giù. Che ci fa quella falena la sotto? E soprattutto, da quanto tempo è li? Dando per scontato che sia morta, mi appresto a raccoglierla per tenerla come esemplare. Immergo la mano nell'acqua gelida e d'un tratto la falena si attiva con grande vigore. Tenta di sbattere le ali sott'acqua con fatica. Una volta recuperata la metto su un appoggio nelle vicinanze per far si che si asciughi al sole. La cosa strana è che, quando cadono nell'acqua, le falene non affondano. In questo caso sembra che il geometride sia entrato in acqua camminando letteralmente verso il fondo, per poi fermarsi in posizione assolutamente naturale.
Il geometride recuperato dal fondo del trogolo. |
Siamo sulla via del ritorno e ci aspetta una lunga camminata. Percorriamo il sentiero dell'Alta Via per andare in direzione del Rifugio di Cunéy. Proprio in mezzo al sentiero, trovo un piccolo bruco (Foto 27). Lungo la discesa si attraversano molti prati, ben esposti e ricchi di fiori. Qui incontro l'Euphydryas aurinia, farfalla arancione con disegni intricati scuri (Foto 28, 29). Vicino a una zona umida incontro le piccole farfalle del genere Coenonympha; dai colori dovrebbe essere C. garetta (Foto 30).
Proseguendo, il sentiero si infossa in una specie di canyon dove scende un torrente impetuoso. Vicino alla bordura svolazza una piccola farfalla marrone: si tratta dell'esperide Carterocephalus palaemon, chiaro indicatore di ambiente salubre (Foto 31). Anche qui vola la Aglais urticae (Foto 32). Dopo un'interminabile discesa attraverso la pineta, rispunto nel fondovalle, vicino al nuovo rifugio in costruzione. Una porzione di terra umida lungo la strada ha attirato tantissimi licenidi; molti Cupido e qualche Polyommatus (Foto 33).
Lungo la via del ritorno colgo l'occasione per acchiappare un altro Parnassius per poterlo identificare. Come sospettavo, in valle non vola solo il Parnassius apollo, ma anche il suo congenere P. phoebus. Dopo averlo liberato, l'esemplare ha volato per qualche metro, per poi posarsi su un bel fiore campestre (Foto 34). Sono quasi le 12:00 e il sole picchia duro. Molte farfalle valano intorno, sui prati e sulle bordure. Fra queste, oltre alle immancabili erebie, vola anche la Boloria euphrosyne (Foto 35). Manca giusto una manciata di chilometri alla destinazione, il peso degli zaini e la fatica di quasi 6 ore di camminata si fanno sentire. Laddove la strada attraversa un prato vicino ad un alpeggio, trovo una bella Erebia alberganus, specie presente anche nelle Alpi Liguri (Foto 36).
Poco più avanti vedo una farfalla bianca do modeste dimensioni. Non è un Parnassius ne una Pieris (anche nota come cavolaia), ma bensì una Aporia crataegi. Ritento l'effettuato all'inizio della gita col Parnassius apollo (Foto 2) e, questa volta, l'effetto è decisamente migliore (Foto 37). Più avanti avvisto una non meglio identificata Melitaea (Foto 38). Ad almeno un chilometro da Porliod un altro apollo dal volo pesante si posa lasciandosi avvicinare parecchio (Foto 39). Nell'ultimo tratto di strada colgo l'occasione di fotografare un bel zigenide. Dalla colorazione sembrerebbe Zygaena filipendulae (Foto 40).
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