Hermann Hesse, scrittore tedesco (1877-1962), ha affascinato intere generazioni con le sue opere incentrate su personaggi alla ricerca di se stessi; opere che hanno riscontrato un ininterrotto successo.
Ma Hesse è stato anche un appassionato collezionista di farfalle e in tutta la sua attività, dal primo romanzo Scritti e poesie postume di Hermann Lauscher (1930) fino agli ultimi diari del 1955, è possibile trovare uno spunto, un richiamo, un'ispirazione allo splendido mondo dei Lepidotteri.
"Le farfalle sono dunque al pari dei fiori, per molti, uno dei frammenti più amati del creato, un oggetto particolarmente apprezzato e valido di quel famoso stupore, un'occasione particolarmente leggiadra per l'esperienza, il presentimento del grande miracolo, la venerazione della vita. Al pari dei fiori, esse sembrano esser state inventate da gentili, leggiadri e arguti geni; immaginate, con delicata voluttà creatrice, espressamente come decorazione, come ornamento, come gioielli; come piccole scintillanti opere d'arte e canti di giubilo. Bisogna essere ciechi o estremamente aridi se alla vista delle farfalle non si prova una gioia, un frammento di fanciullesco incanto, un brivido dello stupore goethiano. E certo ve ne sono buoni motivi. La farfalla, infatti, è un qualcosa di particolare, non è un animale come gli altri, in fondo non è propriamente un animale ma solamente l'ultima più elevata, più festosa e insieme vitalmente importante essenza di un animale.
È la forma festosa, nuziale, insieme creativa e caduca di quell'animale che prima era giacente crisalide e, ancor prima che crisalide, affamato bruco. La farfalla non vive per cibarsi e invecchiare, vive solamente per amare e concepire, e per questo è avvolta in un abito mirabile, con ali che sono molte volte più grandi del suo corpo ed esprimono, nel taglio come nei colori, nelle scaglie e nella peluria, in un linguaggio estremamente vario e raffinato, il mistero del suo esistere, solo per vivere più intensamente, per attirare con più magia e seduzione l'altro sesso, per incamminarsi più splendente verso la festa della procreazione.
Tale significato della farfalla e della sua magnificenza è stato avvertito in tutti i tempi e da tutti i popoli, è una rivelazione semplice ed evidente. E ancora più è divenuta, da festoso amante e splendente metamorfo, un emblema sia dell'effimero come di ciò che dura in eterno, e già in tempi antichi fu per l'uomo paragone e simbolo dell'anima."
Testo tratto da Farfalle 1935. Antologia a cura di M. Baraghini, ed. Stampa Alternativa.
Nato a Claw, in Germania, fin da bambino rimase affascinato dalle farfalle, che raccoglieva in tutti i paesi dove viaggiava con i suoi genitori, soprattutto in India. In un passo di una lettera scritta nel 1926, troviamo: "Ho sempre avuto un interesse per le farfalle e altre fugaci e caduche meraviglie, mentre non mi sono mai riuscite relazioni durature e solide e, per così dire, sicure."
Quest'ultima frase sintetizza la vita di Hesse, costellata da difficoltà economiche e crisi matrimoniali (si sposò tre volte), da problemi politici (era un pacifista convinto e dovette trasferirsi in Svizzera) e segnata da un equilibrio psichico labile per cui si affidò alle cure di famosi esperti come Lang e Jung. Nel 1946 venne insignito del premio Nobel per la letteratura: la sua narrativa, influenzata dalle teorie di Carl Gustav Jung, va alla ricerca di nuovi valori in alternativa a quelli tradizionali, avvertiti come non più validi.
Le sue opere più celebri sono: Demian (1919), sul tema del dualismo simbolico fra il personaggio onirico Demian e l'individuo reale Sinclair; Siddharta (1922), che rielabora in toni lirici vicende della vita giovanile del Buddha. Ne Il Lupo della steppa (1927), la duplice natura interiore del protagonista, umana e lupina, è simbolo del conflitto fra individualità ribelle e convenzioni borghesi, tema ripreso in seguito con Narciso e Boccadoro (1930).
Riferimenti:
Ma Hesse è stato anche un appassionato collezionista di farfalle e in tutta la sua attività, dal primo romanzo Scritti e poesie postume di Hermann Lauscher (1930) fino agli ultimi diari del 1955, è possibile trovare uno spunto, un richiamo, un'ispirazione allo splendido mondo dei Lepidotteri.
"Le farfalle sono dunque al pari dei fiori, per molti, uno dei frammenti più amati del creato, un oggetto particolarmente apprezzato e valido di quel famoso stupore, un'occasione particolarmente leggiadra per l'esperienza, il presentimento del grande miracolo, la venerazione della vita. Al pari dei fiori, esse sembrano esser state inventate da gentili, leggiadri e arguti geni; immaginate, con delicata voluttà creatrice, espressamente come decorazione, come ornamento, come gioielli; come piccole scintillanti opere d'arte e canti di giubilo. Bisogna essere ciechi o estremamente aridi se alla vista delle farfalle non si prova una gioia, un frammento di fanciullesco incanto, un brivido dello stupore goethiano. E certo ve ne sono buoni motivi. La farfalla, infatti, è un qualcosa di particolare, non è un animale come gli altri, in fondo non è propriamente un animale ma solamente l'ultima più elevata, più festosa e insieme vitalmente importante essenza di un animale.
È la forma festosa, nuziale, insieme creativa e caduca di quell'animale che prima era giacente crisalide e, ancor prima che crisalide, affamato bruco. La farfalla non vive per cibarsi e invecchiare, vive solamente per amare e concepire, e per questo è avvolta in un abito mirabile, con ali che sono molte volte più grandi del suo corpo ed esprimono, nel taglio come nei colori, nelle scaglie e nella peluria, in un linguaggio estremamente vario e raffinato, il mistero del suo esistere, solo per vivere più intensamente, per attirare con più magia e seduzione l'altro sesso, per incamminarsi più splendente verso la festa della procreazione.
Tale significato della farfalla e della sua magnificenza è stato avvertito in tutti i tempi e da tutti i popoli, è una rivelazione semplice ed evidente. E ancora più è divenuta, da festoso amante e splendente metamorfo, un emblema sia dell'effimero come di ciò che dura in eterno, e già in tempi antichi fu per l'uomo paragone e simbolo dell'anima."
Testo tratto da Farfalle 1935. Antologia a cura di M. Baraghini, ed. Stampa Alternativa.
Hermann Hesse. |
Nato a Claw, in Germania, fin da bambino rimase affascinato dalle farfalle, che raccoglieva in tutti i paesi dove viaggiava con i suoi genitori, soprattutto in India. In un passo di una lettera scritta nel 1926, troviamo: "Ho sempre avuto un interesse per le farfalle e altre fugaci e caduche meraviglie, mentre non mi sono mai riuscite relazioni durature e solide e, per così dire, sicure."
Quest'ultima frase sintetizza la vita di Hesse, costellata da difficoltà economiche e crisi matrimoniali (si sposò tre volte), da problemi politici (era un pacifista convinto e dovette trasferirsi in Svizzera) e segnata da un equilibrio psichico labile per cui si affidò alle cure di famosi esperti come Lang e Jung. Nel 1946 venne insignito del premio Nobel per la letteratura: la sua narrativa, influenzata dalle teorie di Carl Gustav Jung, va alla ricerca di nuovi valori in alternativa a quelli tradizionali, avvertiti come non più validi.
Le sue opere più celebri sono: Demian (1919), sul tema del dualismo simbolico fra il personaggio onirico Demian e l'individuo reale Sinclair; Siddharta (1922), che rielabora in toni lirici vicende della vita giovanile del Buddha. Ne Il Lupo della steppa (1927), la duplice natura interiore del protagonista, umana e lupina, è simbolo del conflitto fra individualità ribelle e convenzioni borghesi, tema ripreso in seguito con Narciso e Boccadoro (1930).
Riferimenti:
- Panzetti. P., Peruzzo A., Pitton. L., Rosa P., Vercellini G., 2003-2004 - Le farfalle più belle del mondo - Alberto Peruzzo Editore SRL, Milano, 250 pp.
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