Tutti conoscono Leonardo da Vinci come artista per le sue immortali opere di pittura, scultura e architettura, e come scienziato per i suoi incredibili studi, impossibili da realizzare nella sua epoca. Ma pochi sanno che Leonardo fu anche un grande narratore, un inventore di storie magiche e fantastiche, dalla parola forbita.
Le leggende e le favole di Leonardo si riallacciano idealmente a quelle di Esopo e di Fedro, di Plinio e dei "bestiari" medioevali. L'unico personaggio di queste favole è la natura; tutte le sue forme quali l'acqua, l'aria, il fuoco, la pietra, le piante e gli animali hanno una vita, un pensiero, una parola. L'uomo vi compare e si muove come strumento inconsapevole del fato, la cui azione, cieca e inarrestabile, distrugge ogni cosa.
"L'uomo è il guastatore guastatore d'ogni cosa creata", scrive nel Libro delle Profezie; mai come oggi, nella lunga storia del nostro pianeta, una sentenza è stata più attuale. Di tutte le narrazioni di Leonardo rimangono solo le Favole del Codice Atlantico e Leggende del Codice H.
Il Bruco
Interpretata e trascritta da Bruno Nardini.
(da Leggende - Della virtù in generale, Codice H, 17 v.)
Fermo sopra una foglia il bruco guardava intorno: chi cantava, chi saltava, chi correva, chi volava; tutti gli insetti erano in continuo movimento. Lui solo, poveretto, non aveva voce, non correva e non volava. Con grande fatica riusciva a muoversi, ma così piano, che quando passava da una foglia all'altra gli sembrava di aver fatto il giro del mondo.
Eppure non invidiava nessuno. Sapeva di essere un bruco e che i bruchi dovevano imparare a filare una bava sottilissima per tessere, con arte meravigliosa, la loro casetta. Perciò, con molto impegno, incominciò il suo lavoro.
In breve tempo si trovò chiuso in un tiepido bozzolo di seta, isolato dal resto del mondo.
– E ora? – si chiese.
– Ora aspetta – gli rispose una voce. – Aspetta, un po di pazienza e vedrai. –
Al momento giusto il bruco si destò e non era più un bruco. Uscì fuori dal bozzolo, con due ali bellissime, dipinte di vivi colori e subito si levò alto nel cielo.
La farfalla e il lume
Interpretata e trascritta da Bruno Nardini
(da Favole, Cod. Atl. 257 r.b. - Cod. Atl. 67 r.a.)
Un parpaglione variopinto e vagabondo andava, una sera, discorrendo nel buio, quando vide in lontananza un lumicino. Subito drizzò le ali in quella direzione, e quando giunse vicino alla fiamma si mise a rotarle agilmente intorno guardandola con grande meraviglia. Com’era bella! Non contento di ammirarla, il parpaglione si mise in testa di fare con lei quello che faceva di solito coi fiori odorosi: si allontanò, si voltò, e puntando coraggiosamente il volo verso la fiamma le passò sopra sfiorandola. Si ritrovò, stordito, ai piedi del lume; e si accorse, con stupore, che gli mancava una zampa e che la punta delle ali era bruciacchiata.
– Che cosa mi sarà successo? – si chiese, senza riuscire a trovare una ragione. Non poteva assolutamente ammettere che da una cosa tanto bella, com’era quella fiamma, gli potesse venire alcun male; e perciò, dopo aver ripreso un po’ di forze, con un colpo d’ali si rimise in volo.
Fece alcuni volteggi, e di nuovo puntò verso la fiamma per posarvicisi sopra. E subito cadde, bruciato, nell’olio che alimentava la vivida fiammella.
– Maledetta luce – mormorò il parpaglione in fin di vita. – Io credevo di trovare in te la mia felicità, e invece ci ho trovato la morte. Piango sul mio sciocco desiderio, perché ho conosciuto troppo tardi, e a mie spese, la tua natura pericolosa. –
– Povero parpaglione – rispose il lume. – Io non sono il sole, come tu ingenuamente credevi. Io sono soltanto un lume; e chi non sa usarmi con prudenza, si brucia. –
Riferimenti:
Celeberrimo autoritratto di Leonardo da Vinci (Biblioteca Reale, Torino). |
Le leggende e le favole di Leonardo si riallacciano idealmente a quelle di Esopo e di Fedro, di Plinio e dei "bestiari" medioevali. L'unico personaggio di queste favole è la natura; tutte le sue forme quali l'acqua, l'aria, il fuoco, la pietra, le piante e gli animali hanno una vita, un pensiero, una parola. L'uomo vi compare e si muove come strumento inconsapevole del fato, la cui azione, cieca e inarrestabile, distrugge ogni cosa.
"L'uomo è il guastatore guastatore d'ogni cosa creata", scrive nel Libro delle Profezie; mai come oggi, nella lunga storia del nostro pianeta, una sentenza è stata più attuale. Di tutte le narrazioni di Leonardo rimangono solo le Favole del Codice Atlantico e Leggende del Codice H.
Il Bruco
Interpretata e trascritta da Bruno Nardini.
(da Leggende - Della virtù in generale, Codice H, 17 v.)
Fermo sopra una foglia il bruco guardava intorno: chi cantava, chi saltava, chi correva, chi volava; tutti gli insetti erano in continuo movimento. Lui solo, poveretto, non aveva voce, non correva e non volava. Con grande fatica riusciva a muoversi, ma così piano, che quando passava da una foglia all'altra gli sembrava di aver fatto il giro del mondo.
Eppure non invidiava nessuno. Sapeva di essere un bruco e che i bruchi dovevano imparare a filare una bava sottilissima per tessere, con arte meravigliosa, la loro casetta. Perciò, con molto impegno, incominciò il suo lavoro.
In breve tempo si trovò chiuso in un tiepido bozzolo di seta, isolato dal resto del mondo.
– E ora? – si chiese.
– Ora aspetta – gli rispose una voce. – Aspetta, un po di pazienza e vedrai. –
Al momento giusto il bruco si destò e non era più un bruco. Uscì fuori dal bozzolo, con due ali bellissime, dipinte di vivi colori e subito si levò alto nel cielo.
La farfalla e il lume
Interpretata e trascritta da Bruno Nardini
(da Favole, Cod. Atl. 257 r.b. - Cod. Atl. 67 r.a.)
Un parpaglione variopinto e vagabondo andava, una sera, discorrendo nel buio, quando vide in lontananza un lumicino. Subito drizzò le ali in quella direzione, e quando giunse vicino alla fiamma si mise a rotarle agilmente intorno guardandola con grande meraviglia. Com’era bella! Non contento di ammirarla, il parpaglione si mise in testa di fare con lei quello che faceva di solito coi fiori odorosi: si allontanò, si voltò, e puntando coraggiosamente il volo verso la fiamma le passò sopra sfiorandola. Si ritrovò, stordito, ai piedi del lume; e si accorse, con stupore, che gli mancava una zampa e che la punta delle ali era bruciacchiata.
– Che cosa mi sarà successo? – si chiese, senza riuscire a trovare una ragione. Non poteva assolutamente ammettere che da una cosa tanto bella, com’era quella fiamma, gli potesse venire alcun male; e perciò, dopo aver ripreso un po’ di forze, con un colpo d’ali si rimise in volo.
Fece alcuni volteggi, e di nuovo puntò verso la fiamma per posarvicisi sopra. E subito cadde, bruciato, nell’olio che alimentava la vivida fiammella.
– Maledetta luce – mormorò il parpaglione in fin di vita. – Io credevo di trovare in te la mia felicità, e invece ci ho trovato la morte. Piango sul mio sciocco desiderio, perché ho conosciuto troppo tardi, e a mie spese, la tua natura pericolosa. –
– Povero parpaglione – rispose il lume. – Io non sono il sole, come tu ingenuamente credevi. Io sono soltanto un lume; e chi non sa usarmi con prudenza, si brucia. –
Riferimenti:
- Panzetti. P., Peruzzo A., Pitton. L., Rosa P., Vercellini G. 2003-2004. Le farfalle più belle del mondo - Alberto Peruzzo Editore SRL, Milano.
- Peruzzo A., Pitton L., Vercellini G. 2007. La natura in 1000 forme e colori, vere farfalle da collezione - Alberto Peruzzo Editore & Geoworld Srl, Milano.
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